Alcune Esperienze

I contatti già avviati sono nati nel modo più semplice e naturale: l’intento è quello di trasformare i legami di vita già esistenti o che si vanno creando, in legami ecclesiali.
Uno scambio con un sacerdote ed una parrocchia della Chiesa ortodossa russa di Kiev: visite reciproche, gesti di condivisione e di accoglienza verso i bambini da cui è sorta una associazione per la cooperazione e l’adozione: ora il dialogo continua con il sacerdote che è pro-rettore dell’Accademia teologica in Kiev.
L’amicizia nata in un Convegno, ha generato il nostro primo incontro con diverse parrocchie della Chiesa Ortodossa Rumena di Caransebes e con il suo Vescovo oggi metropolita di Sibiu.
Ancora l’amicizia nata da un matrimonio misto ha aperto una pista di fraternità tra una nostra parrocchia ed una della Chiesa Luterana di Danimarca: lo scambio si rivela fecondo per l’intensità e il desiderio della reciproca conoscenza, per il coinvolgimento del Vescovo di quella chiesa e del Preside della facoltà di teologia situata all’interno della prestigiosa università di Aarhus.

Un gemellaggio civile con una città inglese è stato l’occasione per un forte legame ecclesiale con la diocesi anglicana di St. Albans che ha inserito ufficialmente nel proprio piano pastorale le piste ecumeniche di fraternità. Visite ufficiali dei Vescovi e diverse parrocchie hanno iniziato scambi ecumenici. Nel prossimo giugno avremo un pellegrinaggio congiunto in Assisi.

Il dono, 20 anni fa, di una preziosa reliquia di San Demetrio, patrono di Tessalonica, ha dato vita ad un legame davvero fraterno con la chiesa Greco Ortodossa di Verias e con la Chiesa Greco Ortodossa d’Italia. Vescovi e sacerdoti greci in pellegrinaggio e il desiderio sincero delle nostre chiese sorelle di proseguire lo scambio fraterno.

Con la Chiesa Ortodossa Serba siamo in attesa di riprendere un dialogo nato subito dopo la guerra con una lettera dei nostri Vescovi che l’Arcivescovo di Loreto Mons. Angelo Comastri ha portato al Patriarca Pavle, una ventina di parrocchie nelle Marche desiderose di avviare una pista di fraternità in collaborazione con la Caritas regionale, un gesto di aiuto per ricostruire un monastero distrutto dalla guerra nel Pirot e reso possibile da un dono della CEI, un legame con la città di Šabac che la Caritas delle Marche ha sviluppato in questi anni.

Una mostra di preziose Icone a Loreto è all’inizio dello scambio di fraternità con alcuni membri della Chiesa ortodossa russa: il momento più alto è stato un simposio teologico tenutosi a Loreto nel 2000 dal titolo “Dalla Casa di Nazareth alle realtà europee”. Successivamente sono seguite visite reciproche di cortesia e un breve incontro con il Patriarca di Mosca per consegnargli una lettera e un dono di due nostri Vescovi.

Dando vita a scambi ecumenici tra parrocchie geograficamente lontane, si è da subito avvertita l’urgente necessità di incontrare tutti i cristiani vicini di diversa Confessione, anche se presenti in piccole minoranze. E’ nato così, in attesa di poter formare come in alcune grandi diocesi il Consiglio delle Chiese, il Coordinamento delle chiese cristiane nella regione che raccoglie, a livello informale, i rappresentanti di tutte le Chiese e comunità cristiane, ospitati alternativamente nell’una o nell’altra comunità per pregare e riflettere attorno ad un testo evangelico, per studiare la Charta Oecumenica, per scambiarsi notizie sulla vita delle comunità.

Partendo dalla testimonianza di alcuni monasteri ecumenici che hanno fatto scuola, sarebbe possibile proporre a monasteri e comunità religiose cattoliche di allacciare piste di fraternità con monaci e monache ortodossi o con realtà simili del mondo riformato. In alcune diocesi sono già iniziati. Nei monasteri si respira il profumo della Chiesa indivisa e c’è un interesse grande da parte di tanti fratelli e sorelle delle Chiese della Riforma verso la spiritualità delle comunità religiose, specialmente quelle contemplative.

 

La prospettiva più interessante è legata ai giovani cristiani che di fatto ormai in Europa si ritrovano insieme con amici di altre Confessioni. Campi scuola per animatori, settimane per famiglie, e come frutto maturo, pensare a una giornata dei giovani cristiani d’Europa come segno di speranza di unità e di stimolo per la nuova evangelizzazione del continente. Dalle piste di fraternità possono nascere Cenobi Ecumenici dove giovani si ritrovano assieme per conoscere la spiritualità di altri cristiani e approfondire alcuni aspetti della teologia nelle sedi teologiche della comunità che li ospita.


Rev. Da Jules Cave Bergquist:

Si può benissimo chiedere – come, infatti, il sinodo di St Albans abbia fatto quando è stato lanciato dalla metropolia di Pesaro un invito ad esplorare un rapporto intereuropeo tra parrocchie – Perché?
In Inghilterra abbiamo già rapporti con le altre confessioni a tutti i livelli, viviamo spesso una unità profonda, ci sono anche parrocchie con non soltanto un edificio di culto condiviso tra diverse confessioni ma anche, fino ad un certo punto, anche collaborazione pastorale, spesso con i metodisti ma anche con i cattolici romani. Abbiamo anche legami intereuropei tra diocesi, come quello tra la diocesi di Londra e Berlin Branderburg, e inoltre parrocchie che hanno un rapporto – durato anche più di 15 anni – con parrocchie del Belgio.
Che cosa ci sarebbe da quadagnare, mi chiedeva il sinodo, in questo rapporto con l’Italia?

  1. I rapporti sono con diverse confessioni, quindi i dialoghi vanno oltre quelli bilaterali e permettono conversazioni tra varie chiese.
  2. Ogni paese che ha diverse confessioni ha spesso una storia difficile, memorie da riconciliare. In Inghilterra per esempio, abbiamo ancora viva la memoria dei martiri – sia Cattolici Romani, sia Anglicani – del periodo della Riforma. Mentre è importante continuare il dialogo locale proprio per questa storia sofferta condivisa, con un rapporto inter-europeo è più facile andare all'’ssenziale delle questioni della fede e della prassi.
  3. C’è sempre un clima di festa quando si fa una visita, a qualsiasi livello. Il fatto di dover viaggiare per incontrarsi porta un clima – non dico di vacanza, ma almeno di pellegrinaggio – che rafforza anche i rapporti tra fedeli della parrocchia stessa.

Per noi, un aspetto interessante è che un gemellaggio diocesano permette rapporti a livelli diversi; vescovi possono parlare con vescovi, delegati responsabili per vari aspetti della vita diocesana possono condividere buona prassi, e abbiamo ben 8 parrocchie anglicane con una parrocchia gemella in Italia. Abbiamo avuto anche l’occasione di portare il giovane clero, come parte della loro formazione permanente, al Seminario ed Istituto Teologico di Ancona per esplorare insieme temi di interesse comune di selezione e formazione dei sacerdoti.

In tutto questo, la condivisione d’idee e prassi si è rivelato importante. Un esempio: nella Chiesa Anglicana, durante la Messa diamo sempre una benedizione ai bambini ed ad altri che, per qualsiasi motivo, non possono ricevere il Sacramento. Ora lo fanno alcune parrocchie anche in Italia. Ognuno porta qualcosa alla festa, e non c’è bisogno che tutti portano le stesse cose.

Quando un rapporto dura da diversi anni, domande sempre più interessanti possono verificarsi; più ci si conosce, più si può approfondire non soltanto quello che ci unisce ma anche quello che ci divide, ma ora in un clima di amore fraterno, di vecchi amici che si conoscono da tempo.

I rapporti sempre rispettano le norme e discipline di tutte le confessioni coinvolte, e va in parallelo con il dialogo ufficiale. Ma se quest’ecumenismo di base ci porta a sostenere le strutture ufficiali, ci porta sempre di più a lanciare una sfida ai nostri teologi ed alle strutture stesse di ascoltare le nostre esperienze -–come il grido che ha tanto toccato il cuore di Giovanni Paolo II a Bucharest: - Unitade! Unitade!

Quando Mons. Paglia ha aperto quest’assemblea ieri, ha parlato di guardarsi in faccia. Questo è forse il punto focale dei gemellaggi parrocchiali; guardandosi in faccia nel nome di Cristo, si trova, oltre le differenze di cultura, di storia, di teologia, si trova rispecchiato lo stesso amore per Cristo, gli stessi desideri di lodarlo, di stare con lui, di vivere i valori del Regno di Dio proclamato da Lui. Il Vangelo per questa Settimana di Preghiera era “Quando 2 o 3 sono riuniti insieme, eccomi in mezzo a loro”. Ci fa ricordare il nostro nome comune: Cristiano. Benché abbiamo nomi diversi – anglicano, ortodosso, cattolico, protestante – abbiamo un unico cognome: Cristiano. Ci ritroviamo come famiglia – Chiese Sorelle, come diceva Paolo VI. E come sorelle si discute, si parla, si ama. In un rapporto stabilito da tempo, le divisioni sono evidenziate quanto le cose che ci uniscono. E da questo una tristezza disperata per tutto quello che non possiamo condividere; da quella tristezza nasce la forza di andare avanti con energia, viene fuori quel grido forte del cuore di tutti, che unisce con quello di Gesù: Che siano Uno!

 

HOME

Uffici per l’Ecumenismo e il dialogo - Fano, Pesaro, Urbino
Segreteria dei gemellaggi ecumenici, via Giusti, 6 - 61025 - Montellabate (PS) - Italy
t. +39-0721.491439 - f. +39-0721.491439
email: ecumenismo@kaleidon.it

webdesign: kaleidon