Cari amici,
la domanda è nata insistente nei nostri cuori dopo che il Concilio vaticano Secondo aveva chiesto a tutti i cristiani cattolici un serio impegno ecumenico: come le parrocchie e, attraverso loro, le chiese locali, possono partecipare al cammino ecumenico delle Chiese in Europa, offrendo un loro contributo originale, accanto ai monasteri, ai teologi e ai pastori?

La risposta è stata una intuizione, nata nella preghiera, sollecitata dalle assemblee di Basilea e di Graaz, una idea semplice che ci è subito sembrata capace di grandi e molteplici sviluppi  e che avrebbe finalmente consentito a tutte le parrocchie e chiese locali di dare un loro contributo originale all’ecumenismo e siamo convinti  che se tutti noi qui  accogliessimo  questa intuizione nel nostro cammino verso Sibiu, potrebbe cambiare radicalmente la sensibilità ecumenica tra le parrocchie cristiane del nord Europa prevalentemente riformate, dell’est prevalentemente ortodosse, del sud prevalentemente cattoliche.

Questa è la nostra esperienza quasi decennale e il nostro convinto e affettuoso invito a tutti voi : proporre  a tutte le parrocchie cristiane del vecchio continente, anche geograficamente lontane tra loro, di valorizzare i legami di conoscenza e di vita già presenti,  per far nascere un gemellaggio di fraternità  con  cristiani cattolici- riformati -ortodossi –anglicani, così da generare un movimento ecumenico  capace di aiutare anche le diverse confessioni che convivono in un  territorio,  a riconciliare le memorie e, con in mano la Charta Oecumenica, ad impegnarsi  a vivere da fratelli nel pieno rispetto della disciplina della propria chiesa in ordine all’ecumenismo.

Ecco, in estrema sintesi ,la descrizione della nostra proposta:
Lo scambio ecumenico è un progetto pastorale che si propone di dar vita, in modo non sporadico, a piste di fraternità tra parrocchie cristiane di diversa confessione in ambito europeo, per favorire legami di conoscenza, preghiera, dialogo e collaborazione reciproca senza toccare il dialogo teologico da farsi nelle sedi proprie, senza alcuna forma di proselitismo, nel pieno rispetto della tradizione di ciascuno.

Consapevoli che ciò che ci unisce è più forte di ciò che ci divide e che differenze essenziali sul piano della fede impediscono ancora l’unità visibile,si intravedono già alcuni frutti : ci si riconosce fratelli, nasce una relazione di amicizia e stima reciproca, cadono stereotipi e pregiudizi, si conoscono direttamente la vita, le difficoltà, le ricchezze spirituali di ciascuna Chiesa o comunità ecclesiale. Nasce una grande preghiera tra tutte le chiese non solo durante la settimana dell’unità, ma negli incontri e poi nelle rispettive comunità, specie nel giorno del Signore, coinvolgendo le comunità contemplative che vivono nel territorio.
 Favoriscono uno scambio di esperienze in ordine alle grandi sfide comuni della  evangelizzazione dei giovani, dei catecumeni, delle famiglie, utilizzando  nello scambio tutti i mezzi della moderna comunicazione sociale. Stimolano la condivisione, anche tramite piccoli gesti, quando si scoprono bisogni e necessità dei fratelli di comunità collegate.
Se mille parrocchie in Europa dessero vita a piste di fraternità, questo sarebbe un evento spirituale capace di svegliare l’Europa cristiana  e di creare un clima spirituale favorevole per il dialogo dei pastori, per la ricerca dei teologi, per l’esperienza di vita e di preghiera dei monasteri ecumenici.

 


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