L’università che non si (s)vende

Cambiare idea sull’Università di Urbino. Uno sguardo ampio sui saperi.

Le campagne di comunicazione degli Atenei italiani sono volutamente delle strizzate d’occhio al marketing delle iscrizioni. Immagini di giovani potenziali iscritti e slogan che parlano di talento ed istruzione, di fame di futuro e realizzazione nel domani.
Oppure usano l’ironia pensando così di catturare l’attenzione di giovani che crediamo di conoscere, ma che in realtà abbiamo appiattito alla stregua di target. Per l’Università di Urbino, invece, abbiamo cambiato totalmente strategia.


Cambiare abitudine

Le campagne di comunicazione degli Atenei replicano un concept, sempre uguale, che ignora il mondo particolare di ogni singola Università. Sostituite il logo ad un manifesto ed andrà quasi certamente bene per ogni Ateneo, indipendentemente da immagine e slogan utilizzati. Colpa della logica che impone alle Università di collocarsi nel mercato come un’azienda che deve vendere il proprio prodotto.

Nel 2013 abbiamo voluto azzerare questa abitudine e ripartire da un’idea: che l’Università è un luogo di produzione dei saperi condivisi. L’utopia di un’università che privilegia i rapporti personali all’interno di un ambiente umano favorevole, di un luogo dove è possibile lo scambio tra saperi e discipline apparentemente distanti tra loro, di un contesto in cui la bellezza non sia coreografia ma sostanza dello stare insieme, fa di Urbino una città ideale nella quale studiare e noi abbiamo tentato di raccontarlo tramite un abbecedario.

 


Il Nuovissimo Abbecedario

Ripartire dall’inizio, dagli atomi del linguaggio, dalle lettere dell’alfabeto. L’abbecedario è il sistema per imparare a leggere e a scrivere. L’alfabetizzazione è l’iniziazione a un nuovo sapere quindi, apparentemente, l’opposto della cultura universitaria che forma lo studente alle competenze e alla ricerca più esperte e approfondite. Una visione orizzontale del sapere opposta insomma a quella ormai solo verticale.
Perché dunque un Abbecedario per l’Università di Urbino? Perché rappresentare l’università è difficile e forse l’alfabeto è il simbolo più semplice ed efficace per descrivere le infinite potenzialità delle relazioni umane se orientate dall’intelligenza e dalla passione condivise. Come le lettere non hanno significato per se stesse ma acquistano senso nella loro combinazione generando le parole, così le idee, i saperi, le discipline trovano il loro senso e si animano nella relazione e nello scambio con altre idee, saperi e discipline.

Gianluigi Toccafondo ha realizzato le immagini del nuovissimo abecedario:

“Non riuscivo a trovare un’unica immagine per rappresentare l’Università di Urbino […] così sono partito dalle facce dei ragazzi universitari, che affiancate al Duca, al palazzo Ducale, l’aquila ed altri elementi dello studio, come il mappamondo, le lettere e i luoghi, formano l’intero Ateneo… e sono venuti fuori una cinquantina di disegni. La composizione dei manifesti è ispirata al cortile del Palazzo Ducale, con le sue scritte e le sue finestre.”


Dai luoghi nascono i pensieri

Per la seconda campagna dell’università di Urbino, quella dell’A.A. 2014/2015 abbiamo scelto il modo particolarissimo di Tullio Pericoli di disegnare il paesaggio e le persone. Un disegno che è una forma di scrittura.
Due aspetti legano intimamente il lavoro di Pericoli con l’Università di Urbino. Il primo è che il sapere non può essere disgiunto dai luoghi in cui si forma e viene condiviso. Si potrebbe dire che la stessa cura con la quale valutiamo indirizzi e piani di studi universitari dovremmo porla nello scegliere la sede dove studiare. La seconda è che il sapere deve essere “ruminato” e questo esercizio difficile di meditazione sulle cose e sul mondo è garanzia di valore. Contemplare i luoghi, sembra suggerirci Pericoli, è un utile esercizio che ci consente di vagliare le nostre esperienze alla luce di quel patrimonio identitario che è la memoria.

Del rapporto intimo di Tullio Pericoli con i libri e la scrittura sono testimoni eloquenti anche gli straordinari ritratti di autori e personaggi della cultura che negli anni sono stati fissati dalla sua penna. Ne abbiamo scelti alcuni, quasi scontati: Leopardi, Volponi, Ronconi, Eco. Ciascuno ha un rapporto con questi luoghi ma è anche portatore di quella visione alta del sapere che compete a chi studia ed insegna all’Università. I personaggi ritratti da Pericoli ci invitano ad alzare lo sguardo. E il saper guardare lontano si traduce in un’immagine molto evocativa che unisce l’idea dello studio, suggerita dal libro spalancato, ai crinali che rappresentano altrettanti orizzonti del sapere e ricordano il tipico panorama intorno a Urbino.

 


Un cortocircuito visivo

Le immagini delle campagne così realizzate creano un cortocircuito visivo nel flusso di comunicazione a cui ci
siamo immunizzati. Vedere le forme ed i colori di Toccafondo o di Pericoli interrompere la sequenza di cartelloni
pubblicitari che invadono gli spazi urbani, le stazioni ferroviarie e le autostrade, riporta alle origini dell’affiche
novecentesco, sintesi di arte e comunicazione, di efficacia e meraviglia.

 

Il nuovo percorso intrapreso ha ridato smalto all’immagine dell’Università di Urbino tanto da farla balzare al primo posto per attrattività nella classifica stilata annualmente da “Il Sole24 Ore”.

L’università che non si (s)vende

Le campagne di comunicazione degli Atenei italiani sono volutamente delle strizzate d’occhio al marketing delle iscrizioni. Immagini di giovani potenziali iscritti e slogan che parlano di talento ed istruzione, di fame di futuro e realizzazione nel domani.
Oppure usano l’ironia pensando così di catturare l’attenzione di giovani che crediamo di conoscere, ma che in realtà abbiamo appiattito alla stregua di target. Per l’Università di Urbino, invece, abbiamo cambiato totalmente strategia.


Cambiare abitudine

Le campagne di comunicazione degli Atenei replicano un concept, sempre uguale, che ignora il mondo particolare di ogni singola Università. Sostituite il logo ad un manifesto ed andrà quasi certamente bene per ogni Ateneo, indipendentemente da immagine e slogan utilizzati. Colpa della logica che impone alle Università di collocarsi nel mercato come un’azienda che deve vendere il proprio prodotto.

Nel 2013 abbiamo voluto azzerare questa abitudine e ripartire da un’idea: che l’Università è un luogo di produzione dei saperi condivisi. L’utopia di un’università che privilegia i rapporti personali all’interno di un ambiente umano favorevole, di un luogo dove è possibile lo scambio tra saperi e discipline apparentemente distanti tra loro, di un contesto in cui la bellezza non sia coreografia ma sostanza dello stare insieme, fa di Urbino una città ideale nella quale studiare e noi abbiamo tentato di raccontarlo tramite un abbecedario.

 


Il Nuovissimo Abbecedario

Ripartire dall’inizio, dagli atomi del linguaggio, dalle lettere dell’alfabeto. L’abbecedario è il sistema per imparare a leggere e a scrivere. L’alfabetizzazione è l’iniziazione a un nuovo sapere quindi, apparentemente, l’opposto della cultura universitaria che forma lo studente alle competenze e alla ricerca più esperte e approfondite. Una visione orizzontale del sapere opposta insomma a quella ormai solo verticale.
Perché dunque un Abbecedario per l’Università di Urbino? Perché rappresentare l’università è difficile e forse l’alfabeto è il simbolo più semplice ed efficace per descrivere le infinite potenzialità delle relazioni umane se orientate dall’intelligenza e dalla passione condivise. Come le lettere non hanno significato per se stesse ma acquistano senso nella loro combinazione generando le parole, così le idee, i saperi, le discipline trovano il loro senso e si animano nella relazione e nello scambio con altre idee, saperi e discipline.

Gianluigi Toccafondo ha realizzato le immagini del nuovissimo abecedario:

“Non riuscivo a trovare un’unica immagine per rappresentare l’Università di Urbino […] così sono partito dalle facce dei ragazzi universitari, che affiancate al Duca, al palazzo Ducale, l’aquila ed altri elementi dello studio, come il mappamondo, le lettere e i luoghi, formano l’intero Ateneo… e sono venuti fuori una cinquantina di disegni. La composizione dei manifesti è ispirata al cortile del Palazzo Ducale, con le sue scritte e le sue finestre.”


Dai luoghi nascono i pensieri

Per la seconda campagna dell’università di Urbino, quella dell’A.A. 2014/2015 abbiamo scelto il modo particolarissimo di Tullio Pericoli di disegnare il paesaggio e le persone. Un disegno che è una forma di scrittura.
Due aspetti legano intimamente il lavoro di Pericoli con l’Università di Urbino. Il primo è che il sapere non può essere disgiunto dai luoghi in cui si forma e viene condiviso. Si potrebbe dire che la stessa cura con la quale valutiamo indirizzi e piani di studi universitari dovremmo porla nello scegliere la sede dove studiare. La seconda è che il sapere deve essere “ruminato” e questo esercizio difficile di meditazione sulle cose e sul mondo è garanzia di valore. Contemplare i luoghi, sembra suggerirci Pericoli, è un utile esercizio che ci consente di vagliare le nostre esperienze alla luce di quel patrimonio identitario che è la memoria.

Del rapporto intimo di Tullio Pericoli con i libri e la scrittura sono testimoni eloquenti anche gli straordinari ritratti di autori e personaggi della cultura che negli anni sono stati fissati dalla sua penna. Ne abbiamo scelti alcuni, quasi scontati: Leopardi, Volponi, Ronconi, Eco. Ciascuno ha un rapporto con questi luoghi ma è anche portatore di quella visione alta del sapere che compete a chi studia ed insegna all’Università. I personaggi ritratti da Pericoli ci invitano ad alzare lo sguardo. E il saper guardare lontano si traduce in un’immagine molto evocativa che unisce l’idea dello studio, suggerita dal libro spalancato, ai crinali che rappresentano altrettanti orizzonti del sapere e ricordano il tipico panorama intorno a Urbino.

 


Un cortocircuito visivo

Le immagini delle campagne così realizzate creano un cortocircuito visivo nel flusso di comunicazione a cui ci
siamo immunizzati. Vedere le forme ed i colori di Toccafondo o di Pericoli interrompere la sequenza di cartelloni
pubblicitari che invadono gli spazi urbani, le stazioni ferroviarie e le autostrade, riporta alle origini dell’affiche
novecentesco, sintesi di arte e comunicazione, di efficacia e meraviglia.

 

Il nuovo percorso intrapreso ha ridato smalto all’immagine dell’Università di Urbino tanto da farla balzare al primo posto per attrattività nella classifica stilata annualmente da “Il Sole24 Ore”.